23.2.07

La nuova colonna: la Paura (4/4)

Per reggersi in piedi, almeno fino a quando le sarà possibile, la società contemporanea ha bisogno di homines, certo non di vires: colui che consacra la propria esistenza allo sviluppo della Forza, specie quella mentale, impara ad affrontare la paura, ed un uomo che non teme la paura non è ricattabile né può essere piegato.

Scrive Orazio, in una delle sue Odi romane del 27 circa a.C.:
Iustum et tenacem propositi virum
non civium ardor prava iubentium,
non voltus instantis tyranni
mente quatit solida neque Auster,
dux inquieti turbidus Hadriae,
nec fulminantis magna manus Iovis:
si fractus inlabatur orbis,
impavidum ferient ruinae.
(Carmina, III,3, 1-8)

L'uomo giusto e tenace nel suo proponimento,
non si lascia scuotere nella saldezza dei suoi principi
dall'impeto dei suoi concittadini che dispongono il male,
né dall'espressione di un tiranno minaccioso
,
né dal vento austro, torbido condottiero dell'inquieto Adriatico,
né dalla grande mano di Giove che scaglia i fulmini:
se in frantumi cadesse il mondo,
senza timore lo colpirebbero le rovine.



Nelle cosiddette odi romane (le prime sei del III libro dei Carmina) si respira l'influenza di Ottaviano, appena diventato Augusto nel 27 a.C., e in certi punti viene anche reso esplicito omaggio a lui e alla sua politica; ciò nonostante il pensiero di Orazio è chiaro: l'uomo giusto è colui che non si lascia intimorire né dalle minacce di un tiranno (potere politico), né dall'ira di Giove che con i suoi fulmini punisce i mortali (potere religioso). L'ideale di un uomo talmente forte che, se addirittura il mondo andasse in pezzi, questi non ne verrebbe affatto turbato. Per Orazio, l'uomo giusto è dunque l'uomo senza paura.

Ma l'invito a non lasciarsi dominare dalla paura è proprio anche di altre culture.
L'Hagakure dei samurai giapponesi ruota attorno allo stesso concetto di vittoria dell'uomo sulla paura, specie su quella più temuta: la paura della morte.

Un samurai chiese: "Quando sono di fronte al nemico ho sempre l'impressione di addentrarmi nelle tenebre e, per questo, sono stato ferito...mentre voi avete combattuto tanti uomini validi e non siete mai stato colpito. Com'è possibile?".
Gli fu risposto: "Quando affronto il nemico è come se penetrassi nelle tenebre. Ma se tranquillizzo subito il mio spirito, tutto diventa come una notte illuminata da una pallida luna. Se attacco in quel momento, so che non verrò colpito". Questo è ciò che accade nel momento della verità.
(Hagakure, X,93)

Gli uomini che si comportano valorosamente al momento di morire dimostrano vero coraggio. Si trovano molti di questi esempi. Ma persone tenute in alta stima, che cadono preda dell'agitazione in punto di morte, non dimostrano vero valore.
(Hagakure, XI, 127)

Da sempre l'essere umano è costretto a cimentarsi con la paura. Ma se in passato essa è stata fieramente combattuta, almeno da alcuni, oggi invece la paura viene tacitamente accettata da tutti, metabolizzata dietro perentorie giustificazioni, al punto che è diventata la colonna su cui poggia la nostra civiltà.
Oggi, però, a paralizzare e incutere terrore non c'è più un fattore esterno, un nemico fuori le mura che minaccia di distruggere quanto è stato costruito: il peso che ci opprime grava interamente nelle nostre teste. E' il peso della nostra stessa debolezza, ed è dentro di noi.

Il prevalere di interessi particolaristici, ora di questa ora di quell'altra fazione, ha intaccato nella coscienza dell'essere umano la consapevolezza che ciascuno è libero di non accettare qualcosa in cui non si riconosce; che ognuno possiede in sé dalla nascita i mezzi necessari per innalzarsi al di sopra dei propri limiti, per difendere il bene comune e, in questo modo, difendere se stesso.

Le capacità individuali non cambiano molto, ma con la pratica e l'addestramento si può raggiungere un livello difficile da classificare. Se una persona si vanta del proprio livello, credendo che sia elevato, proprio questo mostra come si trovi in basso.
Una poesia dice: "Non arrestarti dove si ferma il tuo cuore". Infatti rimarremmo ancorati a una patria vecchia. Invece, spostandoci di luogo in luogo, cambiamo casa e non ci fermiamo mai e, salendo un gradino dopo l'altro, riusciamo a raggiungere un livello più elevato. Finché l'uomo non sale più in alto è difficile capire le infinite capacità insite in lui.
(Hagakure, XI, 145)

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